
Nonostante fosse una richiesta bipartisan,tutti gli emendamenti presentati per la parità di genere sono stati bocciati ieri alla Camera.
All’interno dell’Italicum, come è stata denominata la nuova proposta di legge elettorale, erano stati proposti 3 emendamenti a firma di molti parlamentari, sia del centrodestra che del centrosinistra, per definire la possibilità non solo che ci fosse formalmente una parità numerica tra i candidati senza alcuna distinzione di genere ma anche un’alternanza di genere tra i candidati in lista. Se ad esempio i primi due candidati in lista sono uomini e la terza è donna e dallo scrutinio dei voti risulta che in quel collegio passano solo i primi due della lista, la donna candidata – posizionata al terzo posto – è fuori. [divider]Tutti gli emendamenti sono stati bocciati per scrutinio segreto e sono nello specifico relativi alla richiesta di alternanza di genere in lista vietando che potessero esserci due candidati dello stesso sesso in sequenza (primo emendamento respinto); nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 50% per i capilista (secondo emendamento respinto); proporzione del 40-60% per i capilista (terzo emendamento respinto). Nonostante i voti di scarto tra i favorevoli ed i contrari non fossero moltissimi, il voto segreto – richiesto da 39 parlamentari di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Nuovo Centrodestra e Udc – ha permesso che le richieste avanzate non venissero accolte.
Durante tutta la giornata in Aula tutte le deputate di tutti gli schieramenti che erano a favore di tali norme sull’uguaglianza nelle candidature e nella rappresentanza politica hanno indossato abbigliamento bianco, sostenendo la richiesta della collega Laura Ravetto di Forza Italia. Tale dimostrazione di appoggio alla causa ha però trovato dissenso all’interno degli stessi partiti; mentre molte parlamentari berlusconiane – da Michela Vittoria Brambilla a Grabiella Giammarco – fossero a favore degli emendamenti, altre dello stesso schieramento sono state assolutamente contrarie. La Prestigiacomo, la Carfagna e la Polverini sarebbero state invitate da Berlusconi stesso a ritirare gli emendamenti mentre Daniela Santanchè si è addiruttura espressa pubblicamente contro la proposta e si è presentata ieri alla Camera in un completo rosa shocking.[divider]
Alla bocciatura per voto segreto le deputate del Partito Democratico sono uscite dall’aula in segno di dissenso e si sono riunite in assemblea. Sulla respinta degli emendamenti si è pronunciata anche la Presidente Boldrini – che durante la giornata ha indossato in segno di solidarietà una sciarpa bianca – dichiarando che “come presidente della Camera rispetto il voto dell’Aula sugli emendamenti riguardanti la parità di genere. Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia”.
Amareggiato anche il Premier Renzi che in un tweet ribadisce però che l’impegno della direzione del partito democratico è di assicurare in ogni caso l’alternanza di genere.
In effetti non è una legge che dovrebbe garantire che ci sia uguale parità numerica e di possibilità di entrare e sedere in Parlamento. Come ben sottolineano molte donne – giovani e meno giovani – quello che è da superare è un certo ostruzionismo culturale mentre la parità “obbligatoria” sembra essere artificiosa. In ogni caso la decisione su chi presentare in lista e in che ordine resta sempre nelle mani delle segreterie di partito; il meccanismo di cooptazione rimarrebbe sempre quello per cui gli uomini sceglierebbe sempre le donne a loro più affini facendo rientrare il discorso in un circolo vizioso dal quale si può uscire solo passando al voto di preferenza. Più voti si prendono più alte sono le possibilità di entrare in Parlamento, maschio o femmina che si è.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui
All’interno dell’Italicum, come è stata denominata la nuova proposta di legge elettorale, erano stati proposti 3 emendamenti a firma di molti parlamentari, sia del centrodestra che del centrosinistra, per definire la possibilità non solo che ci fosse formalmente una parità numerica tra i candidati senza alcuna distinzione di genere ma anche un’alternanza di genere tra i candidati in lista. Se ad esempio i primi due candidati in lista sono uomini e la terza è donna e dallo scrutinio dei voti risulta che in quel collegio passano solo i primi due della lista, la donna candidata – posizionata al terzo posto – è fuori. [divider]Tutti gli emendamenti sono stati bocciati per scrutinio segreto e sono nello specifico relativi alla richiesta di alternanza di genere in lista vietando che potessero esserci due candidati dello stesso sesso in sequenza (primo emendamento respinto); nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 50% per i capilista (secondo emendamento respinto); proporzione del 40-60% per i capilista (terzo emendamento respinto). Nonostante i voti di scarto tra i favorevoli ed i contrari non fossero moltissimi, il voto segreto – richiesto da 39 parlamentari di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Nuovo Centrodestra e Udc – ha permesso che le richieste avanzate non venissero accolte.

Durante tutta la giornata in Aula tutte le deputate di tutti gli schieramenti che erano a favore di tali norme sull’uguaglianza nelle candidature e nella rappresentanza politica hanno indossato abbigliamento bianco, sostenendo la richiesta della collega Laura Ravetto di Forza Italia. Tale dimostrazione di appoggio alla causa ha però trovato dissenso all’interno degli stessi partiti; mentre molte parlamentari berlusconiane – da Michela Vittoria Brambilla a Grabiella Giammarco – fossero a favore degli emendamenti, altre dello stesso schieramento sono state assolutamente contrarie. La Prestigiacomo, la Carfagna e la Polverini sarebbero state invitate da Berlusconi stesso a ritirare gli emendamenti mentre Daniela Santanchè si è addiruttura espressa pubblicamente contro la proposta e si è presentata ieri alla Camera in un completo rosa shocking.[divider]
Alla bocciatura per voto segreto le deputate del Partito Democratico sono uscite dall’aula in segno di dissenso e si sono riunite in assemblea. Sulla respinta degli emendamenti si è pronunciata anche la Presidente Boldrini – che durante la giornata ha indossato in segno di solidarietà una sciarpa bianca – dichiarando che “come presidente della Camera rispetto il voto dell’Aula sugli emendamenti riguardanti la parità di genere. Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia”.
Amareggiato anche il Premier Renzi che in un tweet ribadisce però che l’impegno della direzione del partito democratico è di assicurare in ogni caso l’alternanza di genere.
In effetti non è una legge che dovrebbe garantire che ci sia uguale parità numerica e di possibilità di entrare e sedere in Parlamento. Come ben sottolineano molte donne – giovani e meno giovani – quello che è da superare è un certo ostruzionismo culturale mentre la parità “obbligatoria” sembra essere artificiosa. In ogni caso la decisione su chi presentare in lista e in che ordine resta sempre nelle mani delle segreterie di partito; il meccanismo di cooptazione rimarrebbe sempre quello per cui gli uomini sceglierebbe sempre le donne a loro più affini facendo rientrare il discorso in un circolo vizioso dal quale si può uscire solo passando al voto di preferenza. Più voti si prendono più alte sono le possibilità di entrare in Parlamento, maschio o femmina che si è.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui