
La battaglia sul voto di fiducia è vinta. Bisogna vedere però come terminerà la guerra.
Matteo Renzi e tutta la sua squadra di governo hanno incassato tra lunedì e martedì la fiducia alle due Camere.[divider]
Lunedì dalle 14 – per circa un’ora e 10 minuti – Renzi, con un irrituale e a tratti informale discorso ha espresso al Senato quelle che sono le intenzioni del nuovo governo, incassando già le prime critiche dall’opposizione. Il risultato è stato di 169 voti a favore (4 in meno di quelli ricevuti da Letta il dicembre scorso) e 139 contro. I favorevoli al governo dell’ex sindaco di Firenze sono stati i parlamentari del Partito Democratico, quelli di Nuovo Centrodestra, Scelta Civica, Per l’Italia e Gruppo per le Autonomie-Psi-Maie. All’opposizione si schierano invece i senatori di Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Sel, Lega Nord e Gal.
Nel momento del discorso per la richiesta della fiducia Renzi è sembrato rilassato, a tratti ironico e colloquiale perchè, come sottolineano i suoi fedelissimi, l’intenzione era “far arrivare il messaggio alla gente parlando di cose concrete e assicurando che lui sarà il sindaco d’Italia”. All’inizio dell’orazione si è addirittura imbattuto in una, abbastanza prevedibile, citazione sulla Cinquetti nel voler sottolineare la sua giovane età.
I punti principali del discorso sono stati: la rivoluzione della scuola, il risanamento dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le pmi, una diminuzione del cuneo fiscale ed il lavoro.
Chiudendo il suo discorso in sede di replica al Senato, il premier ha citato anche Pertini e lo ha fatto per ricordare il suo primo messaggio alla nazione quando disse che “i giovani non hanno bisogno di prediche, ma di esempi, onestà, coerenza e altruismo”.[divider]
E’ di ieri, martedì, la richiesta del voto di fiducia alla Camera dei Deputati. Con 378 voti a favore, 220 contrati, 1 astenuto e 30 assenti il governo a guida Renzi può ufficialmente avere inizio. Nonostante i discordi interni anche Stefano Fassina e Pippo Civati hanno votato la fiducia al neo governo.
Il discorso nella Camera bassa è stato meno informale e shockante nei modi di quello del Senato; Renzi ha però toccato tutti i temi caldi del sistema Italia ovvero “cambiare profondamente il nostro Paese, il sistema della P.A., quello della giustizia, del fisco, cambiare profondamente nella concretezza la vita quotidiana di lavoratori e imprenditori”. Dopo aver ringraziato profusamente l’operato del suo predecessore Enrico Letta sono iniziate le repliche degli altri esponenti politici.
Renato Brunetta, capogruppo dei deputati forzisti, dichiara l’intenzione del suo partito di non votare la fiducia perche “non ho visto alcun punto del programma. Ho visto dei titoli, e sulla base dei titoli ovviamente noi non possiamo votare nessuna fiducia. La fiducia è una cosa seria, non si dá a scatola chiusa”. Molto più polemici, come d’altronde previsto, i deputati del Movimento 5 stelle. Il Deputato pentastellato Carlo Sibilia bacchetta il Presidente del Consiglio con toni duri “tu, Matteo Renzi, e il ministro Padoan siete figli di troika. I punti del programma di governo erano infatti contenuti già molti mesi fa in un documento della Ubs”. Addirittura, considerati i toni poco istituzionali del deputato Sibilia la Presidente della Camera Laura Boldrini ha dovuto richiamarlo all’ordine e alla compostezza.[divider]
Altra scenetta tra Renzi e i cinquestelle ha visto protagonista il Vice Presidente della Camera, l’onorevole grillino Luigi di Maio. C’è infatti stato tra il Premier e Di Maio lo scambio di una piccola nota scritta dallo stesso Renzi nella quale il neo Primo Ministro chiede a Di Maio, abbastanza ingenuamente, se il loro modo di essere in aula così ostico e poco collaborativo fosse una costante o solo legata al momento. Ovviamente Di Maio ha fotografato e subito messo in rete il “pizzino” incriminato.
Bella notizia invece è il ritorno in aula di Pierluigi Bersani dopo i problemi di salute che lo hanno tenuto lontano dalle aule parlamentari da inizio gennaio.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui
Matteo Renzi e tutta la sua squadra di governo hanno incassato tra lunedì e martedì la fiducia alle due Camere.[divider]
Lunedì dalle 14 – per circa un’ora e 10 minuti – Renzi, con un irrituale e a tratti informale discorso ha espresso al Senato quelle che sono le intenzioni del nuovo governo, incassando già le prime critiche dall’opposizione. Il risultato è stato di 169 voti a favore (4 in meno di quelli ricevuti da Letta il dicembre scorso) e 139 contro. I favorevoli al governo dell’ex sindaco di Firenze sono stati i parlamentari del Partito Democratico, quelli di Nuovo Centrodestra, Scelta Civica, Per l’Italia e Gruppo per le Autonomie-Psi-Maie. All’opposizione si schierano invece i senatori di Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Sel, Lega Nord e Gal.
Nel momento del discorso per la richiesta della fiducia Renzi è sembrato rilassato, a tratti ironico e colloquiale perchè, come sottolineano i suoi fedelissimi, l’intenzione era “far arrivare il messaggio alla gente parlando di cose concrete e assicurando che lui sarà il sindaco d’Italia”. All’inizio dell’orazione si è addirittura imbattuto in una, abbastanza prevedibile, citazione sulla Cinquetti nel voler sottolineare la sua giovane età.
I punti principali del discorso sono stati: la rivoluzione della scuola, il risanamento dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le pmi, una diminuzione del cuneo fiscale ed il lavoro.
Chiudendo il suo discorso in sede di replica al Senato, il premier ha citato anche Pertini e lo ha fatto per ricordare il suo primo messaggio alla nazione quando disse che “i giovani non hanno bisogno di prediche, ma di esempi, onestà, coerenza e altruismo”.[divider]
E’ di ieri, martedì, la richiesta del voto di fiducia alla Camera dei Deputati. Con 378 voti a favore, 220 contrati, 1 astenuto e 30 assenti il governo a guida Renzi può ufficialmente avere inizio. Nonostante i discordi interni anche Stefano Fassina e Pippo Civati hanno votato la fiducia al neo governo.
Il discorso nella Camera bassa è stato meno informale e shockante nei modi di quello del Senato; Renzi ha però toccato tutti i temi caldi del sistema Italia ovvero “cambiare profondamente il nostro Paese, il sistema della P.A., quello della giustizia, del fisco, cambiare profondamente nella concretezza la vita quotidiana di lavoratori e imprenditori”. Dopo aver ringraziato profusamente l’operato del suo predecessore Enrico Letta sono iniziate le repliche degli altri esponenti politici.
Renato Brunetta, capogruppo dei deputati forzisti, dichiara l’intenzione del suo partito di non votare la fiducia perche “non ho visto alcun punto del programma. Ho visto dei titoli, e sulla base dei titoli ovviamente noi non possiamo votare nessuna fiducia. La fiducia è una cosa seria, non si dá a scatola chiusa”. Molto più polemici, come d’altronde previsto, i deputati del Movimento 5 stelle. Il Deputato pentastellato Carlo Sibilia bacchetta il Presidente del Consiglio con toni duri “tu, Matteo Renzi, e il ministro Padoan siete figli di troika. I punti del programma di governo erano infatti contenuti già molti mesi fa in un documento della Ubs”. Addirittura, considerati i toni poco istituzionali del deputato Sibilia la Presidente della Camera Laura Boldrini ha dovuto richiamarlo all’ordine e alla compostezza.[divider]
Altra scenetta tra Renzi e i cinquestelle ha visto protagonista il Vice Presidente della Camera, l’onorevole grillino Luigi di Maio. C’è infatti stato tra il Premier e Di Maio lo scambio di una piccola nota scritta dallo stesso Renzi nella quale il neo Primo Ministro chiede a Di Maio, abbastanza ingenuamente, se il loro modo di essere in aula così ostico e poco collaborativo fosse una costante o solo legata al momento. Ovviamente Di Maio ha fotografato e subito messo in rete il “pizzino” incriminato.
Bella notizia invece è il ritorno in aula di Pierluigi Bersani dopo i problemi di salute che lo hanno tenuto lontano dalle aule parlamentari da inizio gennaio.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui