Il film di 109’ “Il capitale umano” di Paolo Virzì, in sala dallo scorso giovedì 9 gennaio 2014, è stato tanto acclamato quanto criticato. Si pensi che
nei primi quattro giorni l’incasso è stato di oltre un milione e mezzo; dunque secondo in classifica. Ma cosa c’è dietro questo successo?
Sono precisamente 1.640.784 gli euro e 251.548 gli spettatori paganti: dunque, secondo i numeri è evidente che dopo “Un boss in salotto” di Luca Miniero e “Peppa Pig” di P. Davies, M. Beker e N. Astley, (in sala solo per quattro date), sia proprio il thriller diretto da Paolo Virzì a conquistare i critici e gli astanti. Tratto dall’omonimo romanzo dell’americano Stephen Amidon, sceneggiato da Virzì, Francesco Bruni e Francesco Piccolo, interpretato da Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni e Luigi Lo Cascio è stato distribuito da 01 Distribution.
Ma “Il capitale umano” è stato anche bersagliato da polemiche: perché? Ambientato in Brianza il prodotto filmico presenta due famiglie: Bernaschi e Ossola. La prima, rappresentata un uomo d’affari importantissimo, abituata a vivere nel lusso; la seconda invece appartenente a un ceto medio: Dino Ossola è un titolare di un’agenzia immobiliare. Tra i temi trattati vi è il concetto di compravendita, corruzione, potere e immoralità. Il primo battibecco nasce con il leghista Andrea Monti, assessore al Turismo e allo Sport a Monza-Brianza. Monti in primis si lamenta del
prestito di 700.000 euro concesso per la realizzazione del film e invita il regista a restituire al Ministero per i Beni Culturali la somma. Segue la scia dell’assessore, il leghista Dario Allevi.
L’accusa? Aver dato della Brianza e dei brianzoli un’immagine negativa: cittadini avidi, assatanati dal profitto, vogliosi di giungere in vetta a qualunque costo; dunque subdoli e senza etica. Alle polemiche si aggiunge, poco dopo, anche la città di Como, citata nel film. Tra i giornalisti la disapprovazione di Giovanna Trinchella, che nella sua recensione su “Il fatto quotidiano” ha giudicato il film “monco” e “imperfetto”, in quanto ha trascurato uno dei personaggi principali. A tutto questo putiferio Virzì risponde dicendo che la città è una Brianza immaginaria: nel film si parla infatti di Ormate Brianza, luogo assente sulla carta geografica. Difende il regista anche Simona Santoni, giornalista di Panorama, affermando che la Brianza simboleggia tutta l’Italia. Ma i cosiddetti “pesci in faccia” di A. Monti non si arrestano e La Repubblica riporta una discussione avvenuta attraverso il social network Twitter, in cui Virzì scrive: “Lei è davvero un assessore? Ma la smetta, abbia rispetto dei cittadini che rappresenta e si tolga quel buffo cappellino(…)Nel film c’è un grave errore: un assessore leghista troppo composto rispetto alla sguaiataggine di questo(…)Si dia un contegno, Lei è un uomo delle Istituzioni”.
Nulla di positivo: su questo fronte i battibecchi continuano. Un’amara e probabilmente sterile discussione può esser capace di rovinare un momento di gioia e successo. Eppure, ripensando ad Oscar Wilde ci si può consolare: “Non importa che se ne parli bene o male; l’importante è che se ne parli.”!