

Come ogni anno ormai, a ridosso della data di scadenza del pagamento del Canone Rai c’è la corsa a chi la spara più grossa su come evitare di pagare questa che è ufficialmente la tassa più odiata dagli italiani.
L’ultima “bufala” in ordine di tempo è di qualche settimana fa ed è ad opera del noto sito web satirico “il Corriere del Mattino” che riporta in modo sensazionalistico una sentenza della Corte Europea di Strasburgo sulla illegittimità del canone. Nello specifico, la notizia, che come si può facilmente immaginare, ha fatto il giro del web – attraverso post su social network e mail virali – ed è stata riportata su alcune testate cartacee, tra cui il quotidiano Libero, riporta una sentenza del 30 Dicembre 2013 della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo che sancisce a chiare lettere che il canone Rai non va pagato. Le motivazioni esplicitate nella sentenza parlano di illegittimità della tassa in quanto violerebbe il diritto all’informazione.[divider]Purtroppo però è tutto falso: non esiste alcuna sentenza datata 30 Dicembre, non c’è alcun appiglio legislativo che possa sostenere questa tesi a livello europeo oltre che nazionale e soprattutto il problema di fondo è che il canone Rai non viene pagato per poter vedere i programmi di Rai 1, Rai 2 e Rai 3 oltre che i nuovi canali del digitale terrestre ma è una vera e propria tassa di possesso. Il privato cittadino in possesso di un apparecchio “atto o adattabile alla ricezione di radioaudizioni televisive” deve pagare la tassa proprio perché è relativa al possesso e non all’uso del televisore.[divider]Sul caso si è pronunciato anche il Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, il pentastellato Roberto Fico. Questi, oltre a sottolineare la non veridicità della notizia, ha dichiarato però come la Commissione delle Petizioni Europee abbia preso di mira la faccenda chiedendo un’audizione pubblica a Bruxelles per approfondire il tema. A seguito di alcune segnalazioni da parte di eurodeputati leghisti infatti tale Commissione vuole chiarimenti sulla possibilità riconosciuta agli utenti Rai di recedere dal servizio pubblico attraverso la sigillazione dell’apparecchio e intendono approfondire il trattamento dei cittadini con disabilità visive e uditive dato il numero ridotto di programmi sottotitolati a loro dedicati. Maggiori informazioni vengono richieste anche per quanto riguarda la trasparenza del bilancio dell’azienda.
La Corte europea in effetti in passato si è occupata del Canone della nostra TV pubblica, ma per difendere la tassa, non per bocciarla. Nel 2009 infatti dichiarò infondato il ricorso di un cittadino italiano che si era visto sigillare l’apparecchio televisivo dopo che per 4 anni non aveva pagato nulla. Le motivazioni furono semplici: “nonostante i modi utilizzati dalla Guardia di Finanzia siano stati un’ingerenza nei diritti del ricorrente, lo Stato aveva perseguito un obiettivo legittimo: persuadere gli individui a pagare una tassa”.
Fermo restando che la notizia che ha invaso tutte le bacheche social italiane sia un falso colossale esistono davvero dei modi per non pagare il canone.[divider]Tra chi ha deciso di disdire e chi, arbitrariamente, di non pagare, evadendo di fatto il fisco, alcuni soggetti sono automaticamente esonerati se hanno determinati requisiti. In primis gli over 75 anni che possiedono un reddito anuo non superiore a 6.713 euro; gli invalidi che non risiedono più nello loro abitazioni ma che sono degenti presso una casa di riposo; ospedali militari e case del soldato, ma non i singoli militari che abitano in alloggi privati; militari di cittadinanza straniera appartenenti alle Forze Nato; agenti diplomatici e consolari; rivenditori e riparatori TV.
E’ possibile anche procedere alla disdetta di tale canone con poche e semplici mosse. In primis è necessario accertarsi che non ci siano pendenze con la Rai e poi a seguire è possibile informare la RAI di non possedere più alcun mezzo di trasmissione televisiva o di aver ceduto il televisore a terzi che diventano quindi intestatari dell’abbonamento o si può addirittura procedere alla sugellazione – termine del 1938, anno di nascita della tassa – dell’intero televisore.
Questa pratica, la più richiesta, pare essere la più efficace in termini pratici perchè statisticamente gli episodi di sigillazione nel sacco di juta – come previsto dalla legge – sono pochissimi e, sempre secondo legge, i finanziari non possono entrare in casa senza un mandato a procedere. Per recedere in questo caso dal pagamento è necessario inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Chiunque invece voglia essere un bravo contribuente e non desidera ricevere a casa cartelle Equitalia sappia che il canone Rai quest’anno scade il 31 Gennaio e l’importo da pagare, se non si vuole incorrere nel pagamento della mora, è di 113,50 euro.
L’ultima “bufala” in ordine di tempo è di qualche settimana fa ed è ad opera del noto sito web satirico “il Corriere del Mattino” che riporta in modo sensazionalistico una sentenza della Corte Europea di Strasburgo sulla illegittimità del canone. Nello specifico, la notizia, che come si può facilmente immaginare, ha fatto il giro del web – attraverso post su social network e mail virali – ed è stata riportata su alcune testate cartacee, tra cui il quotidiano Libero, riporta una sentenza del 30 Dicembre 2013 della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo che sancisce a chiare lettere che il canone Rai non va pagato. Le motivazioni esplicitate nella sentenza parlano di illegittimità della tassa in quanto violerebbe il diritto all’informazione.[divider]Purtroppo però è tutto falso: non esiste alcuna sentenza datata 30 Dicembre, non c’è alcun appiglio legislativo che possa sostenere questa tesi a livello europeo oltre che nazionale e soprattutto il problema di fondo è che il canone Rai non viene pagato per poter vedere i programmi di Rai 1, Rai 2 e Rai 3 oltre che i nuovi canali del digitale terrestre ma è una vera e propria tassa di possesso. Il privato cittadino in possesso di un apparecchio “atto o adattabile alla ricezione di radioaudizioni televisive” deve pagare la tassa proprio perché è relativa al possesso e non all’uso del televisore.[divider]Sul caso si è pronunciato anche il Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, il pentastellato Roberto Fico. Questi, oltre a sottolineare la non veridicità della notizia, ha dichiarato però come la Commissione delle Petizioni Europee abbia preso di mira la faccenda chiedendo un’audizione pubblica a Bruxelles per approfondire il tema. A seguito di alcune segnalazioni da parte di eurodeputati leghisti infatti tale Commissione vuole chiarimenti sulla possibilità riconosciuta agli utenti Rai di recedere dal servizio pubblico attraverso la sigillazione dell’apparecchio e intendono approfondire il trattamento dei cittadini con disabilità visive e uditive dato il numero ridotto di programmi sottotitolati a loro dedicati. Maggiori informazioni vengono richieste anche per quanto riguarda la trasparenza del bilancio dell’azienda.
La Corte europea in effetti in passato si è occupata del Canone della nostra TV pubblica, ma per difendere la tassa, non per bocciarla. Nel 2009 infatti dichiarò infondato il ricorso di un cittadino italiano che si era visto sigillare l’apparecchio televisivo dopo che per 4 anni non aveva pagato nulla. Le motivazioni furono semplici: “nonostante i modi utilizzati dalla Guardia di Finanzia siano stati un’ingerenza nei diritti del ricorrente, lo Stato aveva perseguito un obiettivo legittimo: persuadere gli individui a pagare una tassa”.
Fermo restando che la notizia che ha invaso tutte le bacheche social italiane sia un falso colossale esistono davvero dei modi per non pagare il canone.[divider]Tra chi ha deciso di disdire e chi, arbitrariamente, di non pagare, evadendo di fatto il fisco, alcuni soggetti sono automaticamente esonerati se hanno determinati requisiti. In primis gli over 75 anni che possiedono un reddito anuo non superiore a 6.713 euro; gli invalidi che non risiedono più nello loro abitazioni ma che sono degenti presso una casa di riposo; ospedali militari e case del soldato, ma non i singoli militari che abitano in alloggi privati; militari di cittadinanza straniera appartenenti alle Forze Nato; agenti diplomatici e consolari; rivenditori e riparatori TV.
E’ possibile anche procedere alla disdetta di tale canone con poche e semplici mosse. In primis è necessario accertarsi che non ci siano pendenze con la Rai e poi a seguire è possibile informare la RAI di non possedere più alcun mezzo di trasmissione televisiva o di aver ceduto il televisore a terzi che diventano quindi intestatari dell’abbonamento o si può addirittura procedere alla sugellazione – termine del 1938, anno di nascita della tassa – dell’intero televisore.
Questa pratica, la più richiesta, pare essere la più efficace in termini pratici perchè statisticamente gli episodi di sigillazione nel sacco di juta – come previsto dalla legge – sono pochissimi e, sempre secondo legge, i finanziari non possono entrare in casa senza un mandato a procedere. Per recedere in questo caso dal pagamento è necessario inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Chiunque invece voglia essere un bravo contribuente e non desidera ricevere a casa cartelle Equitalia sappia che il canone Rai quest’anno scade il 31 Gennaio e l’importo da pagare, se non si vuole incorrere nel pagamento della mora, è di 113,50 euro.
Emanuela Nicoloro