

[dropcap]I[/dropcap]n questi ultimi giorni, riaffiora urgente la questione sulle carceri e sul loro sovraffollamento. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha parlato apertamente della necessità di un provvedimento per sfollare le carceri ed ha fatto riferimento esplicito a due strumenti quali Amnistia ed Indulto.
Il monito del Presidente giunge in seguito ad una decisione della Corte Europea dei diritti dell’uomo che, nello scorso mese di aprile, ha definitivamente accolto il ricorso presentato da 7 detenuti italiani di Busto Arsizio e Piacenza contro il sovraffollamento carcerario. La Corte ha “condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante” ed ha concesso un anno di tempo al nostro Paese, dalla data della condanna, per trovare una soluzione al sovraffollamento delle carceri e per creare una procedura al fine di risarcire i detenuti che ne sono vittime.
Il dibattito politico però, in seguito ai guai giudiziari dell’ex Presidente del Consiglio, tuttora leader del Pdl, è molto acceso.
Da un lato, difatti, alcuni temono che questa iniziativa, venga presa proprio adesso, perchè possa servire all’ex Premier per aggiustare le proprie posizioni giudiziarie e che di tali strumenti ne possano usufruire anche esponenti politici, amministratori locali, imprenditori, affaristi, banchieri e tutti coloro che sono stati inquisiti in questi ultimi anni in processi di particolare rilevanza per il Paese, trasformando, nei fatti, tali misure più che in misure sfolla-carceri a favore della popolazione carceraria, in vere e proprie misure preventive volte ad evitare il carcere per personaggi importanti o influenti incappati nelle maglie della giustizia i quali, se eventualmente condannati, ne uscirebbero lindi e puliti.[divider]Dall’altro lato, si insiste invece sulla assoluta necessità di un simile provvedimento, perché il sovraffollamento delle carceri è un problema non più procrastinabile, e che tale proposta non abbia nulla a che vedere con le condanne giudiziarie dell’ex premier e con i processi in corso, ma che l’unico vero obiettivo sia quello di evitare all’Italia una nuova condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo ed un nuovo discredito a livello internazionale.
Il sottoscritto, non ha alcuna intenzione di entrare nel dibattito politico, ma ha notevoli perplessità riguardo l’utilizzo di strumenti quali Amnistia e Indulto, finalizzati come svuota-carceri.
In primo luogo, chiariamo che l’Amnistia è un provvedimento che estingue un reato, mentre l’Indulto estingue la pena per il conseguimento di un reato. Le due cose sono molto diverse ed hanno pesi e conseguenze differenti per la macchina organizzativa della Giustizia e dei Tribunali. Con l’Amnistia viene meno definitivamente un reato e conseguentemente viene meno una condanna penale già comminata, inoltre tutti quei processi pendenti per tale reato si estinguono. Con l’Indulto, invece, si estingue solo la pena comminata, mentre resta in vigore il reato, pertanto restano in vita tutti i processi pendenti con un evidente perdita di tempo nel continuare processi che non porteranno ad alcuna condanna effettiva.
Come al solito in Italia, il problema è quello della programmazione e della efficienza della macchina organizzativa. Manca una visione organica del problema carcerario, manca una seria progettualità e programmazione del sistema carcerario, manca una riorganizzazione del sistema carcerario, manca una visione moderna del modello carcerario, insomma manca una visione organica della materia.
In primo luogo, partiamo dallo stato dell’arte. Oggi in Italia vi sono 206 carceri funzionanti, per un totale di 47 mila posti, ma a causa della inagibilità di alcuni padiglioni, i posti effettivi sono circa 40 mila. La popolazione carceraria è, invece, di circa 67 mila unità. Quindi ve ne sono circa 27 mila in più. Un numero enorme. Esistono, inoltre, circa 40 carceri sul territorio nazionale chiuse perché o inagibili, o mai entrate in funzione o dismesse che con una semplice o minima ristrutturazione potrebbero entrare in funzione nel giro di pochi mesi, con un potenziale di circa 8 mila posti nuovi. Pertanto, se venissero effettuati semplici lavori di ristrutturazione sulle 206 carceri già esistenti e sulle 40 carceri non funzionanti, si potrebbero creare immediatamente circa 15 mila posti nuovi in più. Il problema, dunque attraverso semplici lavori di manutenzione o ristrutturazione sarebbe solo per i rimanenti 12 mila carcerati, un numero sempre grandissimo.
Ecco che allora, si pone una questione di riorganizzazione del sistema carcerario nel suo complesso con nuove leggi, nuovi accordi e tanto buon senso.
Abbiamo detto che la popolazione carceraria è di circa 67 mila unità. Ebbene di questi, circa 23 mila sono stranieri e circa il 60% di questi sono extracomunitari circa 14 mila. Non credo vi sia nulla di scandaloso nell’idea di far scontare a lor signori la pena detentiva nei propri paesi di origine, tanto all’interno della comunità europea che al di fuori della comunità stessa. Ecco dunque la necessità di stipulare al più presto accordi con paesi sia comunitari che extracomunitari. Già facendo questo circa 14 mila carcerati verrebbero rispediti nei propri paesi di origine, se solo ci limitassimo ai pesi extracomunitari…- continua.
Massimiliano Notaro