

[dropcap]N[/dropcap]on era semplice battere l’Atalanta e riuscirci, cambiando sei undicesimi della squadra che ha battuto il Chievo a Verona, è un chiaro segnale della metamorfosi partenopea che ci propone una squadra più ordinata e matura di quella della passata stagione.Il merito di questa metamorfosi non può essere che di Rafa Benitez, il quale in pochi mesi ha già impresso la sua impronta sulla squadra partenopea, limitandone la frenesia e il disordine tattico e infondendo fiducia a tutti i componenti della rosa azzurra. [divider]Questi accorgimenti hanno portato il Napoli a non fallire l’appuntamento di sabato sera contro gli orobici, sebbene sia stato stravolto l’undici di partenza e l’ esordio in Champions League contro il Borussia Dortmund sia ormai alle porte, cosa che durante la gestione Mazzarri è raramente accaduta, visto che la gestione del turn-over e del doppio impegno da parte del tecnico livornese si è quasi sempre rivelata fallimentare, costringendo il Napoli a collezionare figure barbine in Europa League o a perdere punti in campionato. Inoltre il Napoli mazzarriano dipendeva troppo dalle giocate dei singoli e dalla condizione atletica, mentre la coralità del gioco di Benitez permette a tutti i giocatori azzurri di dare il proprio contributo, evitando personalismi inutili e dannosi, e di risparmiare preziose energie attraverso il possesso palla. [divider]
Insomma Benitez ha estirpato dalla società azzurra quel provincialismo fatto di alibi e lamentele che mal si sposava con le ambizioni del popolo napoletano. Non è un caso che gli obiettivi di mercato del Napoli siano cambiati con l’arrivo del tecnico spagnolo, il quale ha avuto il merito di non accontentarsi dei vari Astori e Nainggolan, pretendendo giocatori dal curriculum importante come Callejon, Higuain, Reina, e Albio, che in passato difficilmente avrebbero accettato la destinazione azzurra. In conclusione i tifosi partenopei possono lasciarsi andare alle più dolci fantasie, dato che il condottiero Rafa è intenzionato a continuare a fare quello che ha sempre fatto: Vincere.
Luigi Testa