

[dropcap]L[/dropcap]a notizia è arrivata come una doccia fredda su migliaia di studenti.Una buona parte di questi aveva già programmato studi, viaggi, preparazione ma il cambio della data di svolgimento dei test è arrivato comunque, senza motivazioni che possano sembrare davvero valide.
Nuove regole per lo stesso gioco. E’ questo forse quello che ha pensato il Ministero al varo della legge che invece ha cambiato completamente il mondo in cui quel gioco si ambientava. Nell’ambito della preparazione di un test di tale importanza – parliamo dei sogni di un giovane che si affaccia ad un mondo nuovo, quello “adulto”- la pressione psicologica sui partecipanti è altissima. Da poche domande di un quiz che ricorda molto il classico gioco a premi dei pomeriggi televisivi ci si gioca tanto. Per i più fortunati un anno in un altro corso di laurea, parcheggiati in attesa di ritentare l’anno dopo; per altri invece l’ostacolo diventa insormontabile e il sogno di diventare architetto si sbriciola.
È con questo mondo che il Ministero sta giocando ma non sembra accorgersene, cambia le regole in corsa, senza curarsi degli effetti, o quantomeno non quelli giusti. Gli effetti, quelli veri, riguardano la creazione di un disordine nel quale lo studente deve arrangiarsi da solo per superare difficoltà create da quell’istituzione che invece dovrebbe cancellarne. Ma quali sono queste difficoltà? Non ci vuole un’indagine Istat per conoscere le meccaniche dello studio di preparazione ad un test: ci vuole metodo, pazienza, tenacia e soprattutto costanza. Nel momento in cui quest’ultima viene a mancare tutto il resto viene meno, è come se le Olimpiadi venissero spostate di un paio di mesi, gli atleti hanno una preparazione fisica e psicologica calcolata al giorno, sarebbe il caos, lo stesso è per lo studente.
Di questo passo la fiducia nelle istituzioni scomparirà, perché la sensazione che prova una persona nel momento in cui viene trattata al pari di una bestia da soma è sconforto prima, rabbia poi. Oggi si parla tanto di come il mondo della politica si stia allontanando da quello dei giovani, ma qual è la politica che questi giovani incontrano, che vedono? Quella che toccano per mano, quella che sentenzia su questioni che un adolescente, un ventenne, conosce bene; e nel momento in cui è in quest’ambito che si commettono questi errori si lascia nella persona quel senso di abbandono e di estraneità che sta caratterizzando intere generazioni. È anche di questo che si sta parlando, di una politica che è ben lontana dai problemi veri, una politica che sembra di un altro mondo, tanto è cieca delle vere problematiche della realtà in cui agisce.
Poteva bastare una volta, ma non è stato sufficiente. Il giorno stesso della chiusura alle iscrizioni dei test è stato annunciato, con tanto di soddisfazione, la posticipazione delle date prima anticipate. Confusi eh? Il 14 febbraio si decide che i test si svolgeranno ai fini di luglio. Gli effetti sono stati quelli che ho descritto prima. Il 24 aprile – a tre mesi dal test – è pubblicato il bando in cui si descrivono sia i cambiamenti nell’assegnazione dei punteggi e la sua modalità di svolgimento, sia l’introduzione del bonus maturità. Il 7 giugno, ad un solo mese dalle prove, è tutto rinviato ai primi di settembre. Stavolta gli effetti sono stati decisamente più gravi e accentuati della prima volta, tanto che può sembrare un eufemismo descriverli così. Migliaia sono i voli, i viaggi in treno prenotati per la città scelta per svolgere il fatidico test, ora sono considerabili piuttosto viaggi di piacere, da ripetere tra un paio di mesi. La costanza, la programmazione dello studio di cui parlavo prima sono scomparse, tutto da ricominciare, cambiare, aggiornare.
Le motivazioni con cui si è nuovamente deciso questo cambio di date, a quanto sembra di capire, sono tre: dare tempo ai maturandi di prepararsi, un calo fino al 70% nelle iscrizioni, revisione del bonus maturità. Per quanto riguarda il primo dei motivi: erano davvero necessari tre mesi per comprendere quanto si era già detto allora? Questo cambiamento forse aiuta parte dei maturandi, ma danneggia seriamente tutti gli altri partecipanti a questi test, buona fetta del totale. Arrivando al secondo dei motivi, è davvero un motivo? Davvero è considerabile come motivazione il mero calcolo del numero di partecipanti? Nell’ambito delle università a numero chiuso questo fattore è praticamente inesistente, per un ragionamento come questo si potrebbe istituire un limite massimo al numero di domande di iscrizione, sarebbe ugualmente giusto.
L’ultima osservazione che mi permetto di fare è che in parallelo al calo del numero di domande si è verificato il calo di introiti derivanti dalla tassa di iscrizione. La somma di denaro che viene racimolata in questo modo potrebbe sembrare irrisoria, ma dati alla mano non è così. Prendiamo come esempio il caso dello scorso anno dell’ Università Federico II di Napoli, qui la partecipazione al test di medicina costa 100 euro, su un totale di 3831 fa una bella somma, discorso analogo vale per ogni università e facoltà. Basti pensare che nel complesso sono state effettuate più di 80.000 domande. Questi guadagni riconquistati riusciranno a coprire il caos generato? Se a qualcuno interessa, secondo me no. E nel frattempo per quanto riguarda me, giovane italiano che ripone tante speranze e tanta fiducia nella politica, corre e ricorre la sensazione di essere un giocattolo.
Branimir Scognamiglio