
113 donne uccise nel 2017. E’ questo il bilancio delle vittime di femminicidio secondo i dati raccolti dall’ Associazione Sos Stalking. Vediamo il caso particolarmente delicato di due vittime. Stiamo parlando di due donne assassinate mentre erano in procinto di diventare madri, i rispettivi feti, di 5 e 6 mesi, sono morti assieme a loro. Ad oggi non sono stati individuati i colpevoli.
“C’è però un dato rincuorante, sebbene non sufficiente per poter definire la situazione meno grave – afferma l’avvocato Lorenzo Puglisi, Presidente e fondatore di Sos Stalking – e cioè che rispetto ai due anni precedenti gli omicidi sono calati del 7%”.
Le vittime di violenza sono state uccise – riferisce l’Associazione Sos Stalking – nella quasi totalità dei casi, mariti, compagni o ex. “Una strage che vede le donne indifese di fronte alla furia cieca dei loro partner o ex partner, incapaci di accettare la fine della relazione o la volontà della ex compagna di volersi ricostruire una vita al di fuori della coppia”, commenta l’Associazione.
Il trend delle denunce di stalking è però fortunatamente in netto calo. I numeri variano da regione a regione: c’è in prima linea la Lombardia, con il numero più alto di donne assassinate, 19, seguita dall’Emilia Romagna, che registra 16 omicidi, dal Veneto, 13, dalla Campania, 12 donne uccise, da Sardegna, Sicilia e Toscana 7 femminicidi per regione, a cui seguono il Piemonte con 6, Lazio, Abruzzo e Puglia con 5, Liguria e Friuli 3, Trentino e Calabria con 2 e infine Marche con un omicidio. Oltre alle vittime in prima linea, ci sono le cosiddette ‘vittime secondarie’, i bambini o ragazzi che, in seguito al delitto, si sono ritrovati orfani di madre o, in caso di omicidio-suicidio, di entrambi i genitori. In Italia i bambini che si ritrovano orfani hanno un’età media compresa fra i 5 e i 14 anni e si troveranno a fronteggiare le conseguenze spesso irreparabili di tali delitti: dal trauma legato allo shock, sia per aver in alcuni casi testimoniato direttamente all’omicidio, sia per il lutto violento, all’indigenza, alla mancanza di un’educazione adeguata e di una guida in un’età molto delicata per la propria crescita”, specifica ancora Puglisi .