
I funerali di Gennaro Cesarano, il ragazzo di 17 anni ucciso la notte del 5 settembre a colpi di pistola nel rione Sanita', a Napoli, 11 settembre 2015. ANSA/CIRO FUSCO
Omicidio Rione Sanità (NA)
6 settembre 2015, durante un agguato di camorra in piazza San Vincenzo alla Sanità è morto il 17enne Gennaro Cesarano. Le sue condizioni si aggravano seriamente la sera del 5 settembre 2015, quando un gruppo di malavitosi della Sanità, legati al boss Pierino Esposito, inscena una scorribanda criminale nelle strade di Miano, ‘’territorio’’ del clan Lo Russo. Sono le tre del mattino quando Carlo Lo Russo,oggi collaboratore di giustizia, viene svegliato da Perfetto e Torre. «Mi avvisarono che Pierino Esposito era venuto con il suo gruppo a Miano per minacciarmi». Così il boss autorizza la rappresaglia: «Dissi di andare alla Sanità, cercare Pierino e i suoi ragazzi e ucciderli ». Da Miano partirono otto persone in sella a 4 scooter. In piazza della Sanità, cominciano a sparare con almeno tre pistole all’indirizzo di un gruppo di ragazzi: 24 colpi, 12 ad altezza d’uomo. Però commettono un tragico errore. Il giudice scrive: ‘’La furia dei killer si dirige verso il gruppo sbagliato. A morire non è uno degli uomini di Esposito, ma un giovane di 17 anni’’.

Dopo l’agguato, Perfetto e Cutarelli tornarono a casa del boss: ‘’Sono venuti tutti euforici e hanno raccontato di aver sparato a un gruppo di ragazzi nella piazza’’. Il giorno dopo Lo Russo capì che avevano sbagliato bersaglio. «Ne parlai con Ciro e Luigi, raccomandai loro di non farne parola con nessuno. Silenzio assoluto».
Perfetto, a distanza di due anni, si è pentito e ha chiesto perdono: la lettera è stata scritta il 14 agosto scorso nel carcere di Torino, dov’è detenuto, ed è stata affidata dai difensori dell’imputato all’ufficio gip. Nel corso dell’udienza la lettera è stata letta alla presenza degli altri imputati.
Presenti in aula anche i familiari di Genny, assistiti dall’avvocato Marco Campora, i quali hanno apprezzato l’iniziativa di Perfetto. Il legale spiega: <<È un segnale importante che può influenzare altri giovani camorristi. Un gesto che aiuta gli enormi sforzi che si stanno facendo per il quartiere>>. Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile diretta da Fausto Lamparelli e coordinate dai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano ed Enrica Parascandolo con il procuratore aggiunto Filippo Beatrice.
A cura di Erika Masile e Manuela De Francesco