
Difficile ipotizzare che ci potesse essere qualcosa di nuovo da aggiungere sul genio assoluto del calcio, Diego Armando Maradona. Il talento argentino, è senza ombra di dubbio il calciatore di cui si è più parlato nella storia, creando proprio una sorta di mito intorno a se. Nel corso degli anni, grandi registi nazionali e internazionali hanno provato a raccontare nei vari film, le gesta del più grande calciatore sulla faccia della terra, che ha lasciato un segno indelebile nel cuore dei napoletani, nei 7 anni trascorsi nel capoluogo partenopeo. In pochi, tuttavia, hanno tradotto sul grande schermo le emozioni, le sensazioni e i ricordi vissuti dai tifosi napoletani, veri protagonisti, assieme alla città, dell’epoca d’oro del fenomeno argentino.
Impresa in cui si è cimentato il regista Alessio Maria Federici con il documentario Maradonapoli- la città racconta un mito (Autori: Antonio Di Bonito, Roberto Volpe e Ivan Sica) in programmazione al cinema dal 1° al 10 maggio, in occasione del 30° anniversario del primo storico scudetto. Il regista romano, non mira a raccontare o a far rivedere i goal di Maradona che ormai tutti conosciamo(sia chi l’ha vissuto che chi non era ancora nato), ma punta a raccontare la città alla quale Diego è rimasto più legato. Infatti, nel film grande attenzione è riservata proprio al punto di vista della città di Napoli e dei napoletani per meglio capire come è nato e si è sviluppato il cosiddetto “fenomeno Maradona”, che ha portato ad un forte impatto culturale ed economico, lasciando un’eredità che si tramanda di generazione in generazione.
Quindi, in questo documentario abbiamo la possibilità di vedere un punto di vista inedito. Infatti, come racconta il regista in un’intervista a Repubblica: “Girare questo film qui per me è stato come andare a pranzo tutti i giorni con oltre cinquanta napoletani, ognuno di loro mi raccontava qualcosa della loro vita, attraverso un ricordo legato a Maradona”. La novità di questo documentario, è proprio il racconto del mito, della leggenda, attraverso gli angoli della città che ne conservano ancora un’immagine, un qualsiasi oggetto di culto(dalla fascia di capitano indossata da Maradona alla maglietta storica indossata dal talento argentino) , ma soprattutto attraverso le parole dei napoletani che lo ricordano e lo raccontano. Inoltre, il registra afferma che non si è approcciato a questo lavoro come un documentario, in quanto venendo a Napoli e vivendo un pò la città, si è reso conto che qui : “Non puoi fare un documentario. Qui tutto diventa subito una commedia, un’esperienza emozionante e divertentissima”.
Ma cos’è che ricordano i tifosi partenopei di quel 5 luglio 1984, giorno in cui un argentino, da Barcellona arrivò sul campo del San Paolo e con pochi palleggi conquisto un intero popolo? Questo è in sostanza quello che hanno provato a trasmettere gli autori e il regista sul grande schermo. Senza sbilanciarsi troppo, l’impresa è riuscita alla grande, traducendo attraverso il linguaggio cinematografico, una delle migliori analisi del “miracolo Maradona”, avvenuto nella città partenopea.