
attacco alle torri gemelle
Martedì.
Ore 08:41.
Stavo lavorando, il mio ufficio era al 98esimo piano, la scrivania davanti la finestra.
Era una giornata di Sole, il caldo aumentava con il passare della giornata.
Come tutti i giorni la routine era la stessa: caffè schiumato, cornetto caldo all’amarena ed io che battevo sulla tastiera del computer senza staccare mai gli occhi dal display.
Prendo una pausa, mi alzo e vado vicino all’enorme vetrata per spostare le tende, fisso gli occhi sulla torre di fronte. Tutto bene, sembrava. Quel giorno avevo uno strano presentimento, c’era qualcosa che non andava per il verso giusto.
Attendevo con ansia la fine della giornata, per sentirmi risollevata da quel qualcosa che non andava.
Ore 08.46.
Si è fermato l’orologio da muro, lo stavo fissando in quel momento. In un attimo mi si chiusero gli occhi.
Li riapro: fumo, fuoco, polvere, nero. Tutto nero.

Tutto tremava, sento un urlo gelido: è Karen, la mia segretaria. Provo ad andare verso la porta del mio ufficio, do un ultimo sguardo all’orologio. Era passato un minuto esatto. Questo mi risollevava, l’orologio non si era fermato. Corro in direzione della scrivania di Karen, ignara del fatto che l’urlo si era fermato. La sua gamba sanguinante, la faccia tumefatta, gli occhi chiusi, il respiro assente.
Il pavimento tremava, il soffitto cadeva. L’unica soluzione per sopravvivere era passare per la finestra.
Ore 08:50.
Non avevo ancora capito cosa stava succedendo, riuscivo solo a vedere tutti gli sforzi di una vita rendersi vani per troppo fumo e fuoco. Apro di corsa la finestra e mi scaravento giù, dal 98esimo piano.
Chiusi gli occhi per non vedere, ho sempre sofferto di vertigini.
Pensai a tutte le cose fatte fino ad allora, a tutte quelle che avrei potuto fare, alla mia famiglia, alla mia bambina. Nella visuale nera dei miei occhi chiusi, spiccava un orologio bianco. Le lancette correvano, senza un ordine, senza un criterio. Passavano i secondi, i minuti, le ore. Ah no! Erano solo le 08:52.
I due minuti più lunghi della mia vita, a tratti interminabili, a tratti troppo veloci. Aprii gli occhi per un attimo, li dovetti richiudere, mi abbattei a terra e capì che i miei occhi sarebbero stati chiusi per sempre.
28.03.2018
Sono passati quasi 17 anni, la mia mamma dovrebbe avere intorno ai 74 anni, il mio papà 78, la mia bambina appena 16. Spero che qualcuno le abbia raccontato di me, l’abbia resa consapevole della mia morte, dell’attacco alle torri gemelle, avvenuto il lontano martedì dell’ 11.09.2001. Mi chiamo Hannah, avevo 34 anni il giorno della mia morte, ora dovrei averne quasi 51. Avrei voluto continuare a lavorare, crescere la mia bambina e darle almeno un ultimo bacio sulla fronte, solo per dirle che le voglio bene.
BENEDETTA AMABILE, NICOLE CAPUA, CATERINA COLONNA, GIULIA PEZZUTO.