Anche fuori dagli ambienti jazz Thelonius Monk è stato consacrato all’Olimpo della musica, ma quanti conoscono Pannonica Rothschild de Koenigswarter, la donna che divenne la sua ombra?
Il progetto di Giulio Martino “Pannonica, la baronessa del jazz”, andato in scena il 31 marzo e il 1 aprile al Teatro Tram in via Port’Alba 30, rispolvera la vecchia storia tra la baronessa e il compositore per farla conoscere al pubblico.
Galeotto fu “Around midnight” il celebre brano di Monk che fece scattare in Nica (nomignolo della baronessa) l’amore per la musica del jazzista e la decisione di cambiare totalmente la propria vita. Lascia marito e i cinque figli dando scandalo e si trasferisce nella Grande Mela, diventa la mecenate di Gigi Gryce, Sonny Clark, Charlie Parker, Art Blakey e Thelonious Monk, dal quale non si separerà più.
Diretto da Michela Ascione, “Pannonica, la baronessa del jazz” non parla solo del jazz che nella New York degli anni ʼ50 si diffuse come un’epidemia dai sottoscala dei ghetti afroamericani, fino ad arrivare agli attici di Manhattan.
Quella musica la fa anche ascoltare, ricreando delle precise atmosfere. Ad accompagnare Veronica D’Elia che dà voce all’aspetto narrativo della messa in scena – con momenti eccessivamente didascalici e con un’enfasi a tratti eccessiva – ci sono gli strumenti musicali e la bravura di Ilaria Capalbo, Alessandro Castiglione e Giulio Martino. Uno spettacolo piacevole che attraverso parole e note raccontano una storia che merita di essere raccontata.