La musica è una macchina per sopprimere il tempo. (Claude Levi Strauss)
Torino, stazione ferroviaria di Porta nuova, storia di un pianoforte. Brusio, treni che sfrecciano. Un odore di bruciato e panino caldo. Sedersi a prendere un caffè, per ricominciare la giornata. Magari leggere un giornale e pensare, anche oggi mi tocca lavorare. Proseguire, immergendosi nella routine del sempre uguale, facce diverse, diverse emozioni: ognuno ha scritto in fronte il domani, le aspirazioni, paure e desideri, l’ansia del domani improvviso. Ma nessuno lo dirà, nessuno pensa di fermarsi. Come in tutte le stazioni, anche quella di Porta nuova è un luogo di passaggio, precarietà, vagabondaggio reale o presunto. Frenetici lavoratori, mendicanti e senza tetto, artisti di strada e venditori ambulanti… biglietteria per andare e fare ritorno. Ma c’è un punto, a Porta Nuova, dal quale si può partire rimanendo fermi. Un pianoforte a muro, elegante, come un uomo vestito a nozze aspetta solo la prossima nota. Una nota errabonda, scanzonata o malinconica. L’importante è bloccarla, regalarla ai viaggiatori distratti, frettolosi uomini disincantati, tutti alla ricerca di felicità..o semplicemente di un posto di lavoro migliore, di una vita all’estero, di una moglie, di un bacio o di un momento di sollievo. Sul pianoforte di Porta Nuova, posizionato nell’atrio, è scritto: “Suonami, sono tuo”. Chiunque può mettersi alla prova e suonare, lasciandosi andare, giusto il tempo dell’attesa della prossima corsa. Quale invito più dolce? L’occasione di fermare il tempo, eternarlo, renderlo vivo. La musica è così, un’occasione per immortalare passi quotidiani. Molto simile ad una fotografia, con l’aggiunta che ti può portare lontano senza chiedere il permesso, e in pochi secondi. L’importanza dell’iniziativa si potrebbe inserire nel novero delle tecniche musicoterapeutiche in voga da anni: quelle cioè adoperate per curare gli ammalati, e che fanno uso di melodie per riportare alla salute, o risvegliare dal coma, per essere chiari. In questo caso, il pianoforte che ferma il tempo anche solo per qualche minuto della giornata, può salvarci dal malumore, dagli sguardi cattivi e dalla sensazione che sia un giorno come un altro. E, forse, può riportarci a credere nel futuro. Così, regalandoci cinque minuti di eternità.