Il diritto d’autore o come lo chiamiamo adesso Copyright nella sua accezione inglese nasce a Venezia nel 1469 quando i tipografi tedeschi Giovanni e Vindelino da Spira chiesero ed ottennero il privilegio di stampare per tutto il territorio della Serenissima un’opera di Cicerone.
Attualmente il Copyright è stato rivisto da una nuova legge europea che mira ad una più equa distribuzione dei ricavi generati in Rete e può aiutare gli editori e i creatori di contenuti a monetizzare il loro lavoro adeguatamente nonché ad innescare un circolo virtuoso che aumenti la qualità e l’affidabilità anche di quanto circola su social network e motori di ricerca.
Il nostro paese, padre del diritto d’autore ,dovrebbe farsi paladino di una regolamentazione che tuteli il lavoro creativo ed intellettuale attualmente gestito dalle grandi piattaforme digitali che riversano quantità enormi di contenuti sui quali guadagnano grazie alle nostre ricerche.
Il vicepremier Luigi di Maio ha parlato di «vergogna» affermando che il Parlamento Ue avrebbe introdotto la censura dei contenuti degli utenti sul web.
Auspichiamo che i toni siano più concilianti e che si pensi di più a tutelare il lavoro creativo ed intellettuale che al momento è spesso sepolto da una serie di contenuti spam che rendono difficili anche agli utenti identificare le fonti attendibili delle notizie in nome di una presunta libertà di informazione che si traduce in un’enorme confusione e che le grandi piattaforme non siano solo governate dagli algoritmi ma che ci sia un controllo umano su quanto viene promulgato in rete.