Qualcuno lo ha già visto, qualcuno si dimostra scettico, altri hanno fatto il bis e c’è chi poi risulta affezionatissimo. E’ un’esperienza teatrale più che uno spettacolo in sé per sé: coinvolgente, inaspettato, inebriante e a tratti folle, si tratta di Dignità autonome di prostituzione di Luciano Melchionna o “papy” per gli amici attori trasgressivi. Il teatro o la location scelta diventa per gli spettatori paganti (condizione fondamentale e imprescindibile) un vero e proprio bordello in cui si “distribuiscono pillole di piacere teatrale”. Nato forse dall’amara consapevolezza che il teatro ormai non è più il palcoscenico di una volta per gli artisti che desiderano con la loro arte allietare serate e spettatori, Dadp ha fatto breccia nel cuore degli spettatori, ammaliati dagli attori/prostitute che si concedono solo ed avidamente per preziosi “dollarini” di carta. La compravendita può diventare infuocata e solo dopo aver messo via il suo gruzzoletto la prostituta dell’arte dona 15 minuti circa di piacere teatrale. Dalla violenza alla sessualità, dalla trasgressione alla storia del teatro: questi i temi trattati nei monologhi recitati nei meandri del Teatro Bellini che ieri ha “aperto le porte della casa chiusa”. [divider]Per la quarta stagione consecutiva lo spettacolo approda a Napoli per la felicità degli appassionati che forse, all’interno del bordello, si sentono liberi di dar sfogo a tutte le loro fantasie artistiche: balli strambi, contrattazioni all’ultimo dollarino, battute sconce e ambiguità sessuali. Questa edizione vanta di uno staff quasi del tutto nuovo anche se le immancabili maitresse restano uno dei marchi di fabbrica del Papy Melchionna: Lia (Daniele Russo), l’esplosiva Vanda (Clio Evans), la Frigida (Gaia Benassi) ed il buffo Cerebro (Gabriele Guerra).
Loro, dopo balli e canti iniziali in un teatro completamente a soqquadro e a “luci rosse” nel vero senso del termine, presentano le “prostitute” che fanno letteralmente girare la testa, spuntando dai palchi del teatro, a intermittenza, ognuno urlando il nome del suo monologo per attirare l’attenzione.
E’ proprio il caso di dire che la quarta edizione sembra meno acerba delle altre, sempre più ricercata la scelta dei personaggi, sempre più ermetica la sequenza di canzoni e monologhi. “Cerca il punto” il messaggio ridondante del primo testo recitato dello spettacolo del 2014, e forse il punto di vista da cercare per interpretare lo spettacolo è del tutto nuovo e originale. Entrando nel bordello di Melchionna si entra davvero in una dimensione parallela in cui spazio e tempo sembrano perdersi per lasciare spazio ad arte e fantasia.
Sembra proprio che almeno un “papy” d’Italia abbia dignità da vendere, a giudicare dalla curiosità suscitata e dal successo ottenuto.