Erano proprio tanti, gli studenti che stamattina armati di striscioni e megafoni si sono riversati per le strade di Salerno, in Corso Vittorio Emanuele per protestare fortemente contro il Jobs Act e le nuove riforme della scuola previste dalla legge di stabilità. Una città paralizzata dal traffico, da profani che hanno dato vita ad un vero “sciopero sociale”, avviato da una società formata da giovani studenti, precari, disoccupati e piccole partite Iva che non sono per nulla tutelate dallo Stato, ormai assente. Uno Stato che sembra distaccarsi sempre di più dal popolo, quello vero, quello che stenta a pagare le tasse e ad arrivare a fine mese. Protagonisti molti studenti, giovani, che provengono spesso da famiglie di ceto medio, che fanno grandi sacrifici per pagare loro le tasse e che vorrebbero vedere sistemati i propri figli. Una volta si andava all’università perché si sperava di ottenere una qualifica migliore, uno status sociale avanzato che apriva le porte a lavori ricercati con trattamenti economici soddisfacenti. Ma oggi con il blocco degli stipendi, con la fine dell’articolo 18, con la nuova legge Jobs Act, potrebbe rimanere solo un sogno per questi ragazzi.
Molti si chiedono che senso ha più studiare se poi non si trova un lavoro, e se l’università non è diventata altro che una perdita di tempo, uno scorrere di anni che si trascorrono studiando e che invece potrebbero volerci solo per cercarlo un lavoro oggi. Ma si sa i giovani vedono sempre il bicchiere mezzo pieno e allora non mollano mai, e così affiancati da professori, disoccupati e attivisti dei centri sociali locali, oggi sono scesi in centro per protestare, per alzare la voce e farsi sentire. “ Basta Jobs Act, basta austerity e la vecchia politica della UE”, queste le frasi che si sono sentite passeggiando tra la folla dei partecipanti. Il corteo ha manifestato il suo dissenso verso il Governo Renzi , sfilando per la città con striscioni provocatori e megafoni da cui si sentivano le urla di ragazzi in cerca di una speranza. Tra i rappresentanti, la Cobas e i centri sociali, contro l’attuale legge di stabilità in lavorazione al Governo. Un urlo contro la precarietà, le privatizzazioni e il blocco dei contratti nel settore pubblico. Una richiesta chiara quella dei partecipanti, più investimenti nel settore della Scuola, ma anche in altri non meno importanti come la sanità, i trasporti, i beni culturali, e i servizi sociali.
La crisi va combattuta con gli investimenti nel campo della ricerca universitaria e non con i sussidi, questo uno dei temi caldi. Il Governo non può e non deve tagliare i fondi per la ricerca, ma deve cercare di incentivare i giovani a rimanere nel proprio paese e a non espatriare per poter lavorare. Tutti i giovani più brillanti, le menti più geniali stanno trovando nuove collaborazioni al di la dei confini e questo porterà l’Italia a diminuire le sue potenzialità competitive a livello non solo europeo, ma mondiale nei prossimi anni, se non si interviene subito.